martedì 16 marzo 2010

TUTTI IN PIAZZA

Sabato scorso è toccato alla sinistra, dal Pd a Di Pietro ai Radicali, la novità del popolo viola, un po' di Cgil, che non guasta mai, qualche bandiera con falce e martello che, dopo un paio d'anni lasciata a prendere polvere, torna a sventolare in piazza. Tutti insieme per dire cosa? Che Berlusconi è un pericolo per la democrazia, e per questo si è circondato di un manipolo di "fascistelli picchiatori", che il Cavaliere legifera solo a proprio vantaggio, che ha ucciso la libertà di stampa, che rappresenta gli interessi della mafia...
Insomma nulla di nuovo rispetto a quanto sentito negli ultimi quindici anni, come se il tempo si fosse fermato, come se, nel frattempo, il Paese non fosse andato avanti, o indietro.

Sabato prossimo toccherà al Pdl, popolo e non partito della libertà, proprio per ricordare che un partito non esiste e non deve esistere perchè c'è solo un leader indiscusso ed indiscutibile che parla direttamente al suo popolo, senza bisogno di inutili apparati, quegli inutili apparati che però ti permettono di raccogliere le firme e di presentare le liste rispettando le regole.
Dal palco il Re Sole della politica italiana (Re Sole perchè da quindici anni, che governi o che sia opposizione, è sempre lui il protagonista, dall'alba al tramonto) parlerà al suo popolo, che sarà accorso a Roma più numeroso del popolo di sinistra (anche perchè i pullman li paga proprio lui, il generoso Presidente e "meno male che Silvio c'è") e dirà che lui, poverino, è odiato dai magistrati comunisti che cominciano a perseguitarlo subito dopo aver fatto colazione mangiando un paio di bambini, che lo intercettano e lo spiano anche quando è in compagnia di bravissime e giovani ragazze che passano le serate con lui solo perchè è simpatico e canta le canzoni di Apicella. E poi dirà che queste elezioni regionali saranno importanti perchè gli elettori dovranno scegliere tra un'Italia che lavora e un'Italia che campa di sussidi perchè non ha voglia di fare nulla, tra la politica del fare e la politica delle chiacchiere, tra il partito dell'amore e il partito dell'odio. Insomma, anche nelle parole del Cavaliere nulla di nuovo rispetto ai discorsi ed ai concetti espressi negli ultimi quindici anni, anche lui convinto che il Paese non sia andato avanti, o indietro.

Eppure qualcosa dovrebbe pur essere cambiato in quindici anni.
Abbiamo ridotto il nostro debito pubblico? Abbiamo migliorato le nostre infrastrutture? Le nostre industrie, le nostre aziende sono più competitive sui mercati internazionali? Abbiamo ridotto la disoccupazione? La nostra scuola, il nostro sistema della formazione, prepara meglio i nostri giovani? Il sistema sanitario assicura una qualità della vita migliore?

Credo basti riprendere un unico e semplice dato dal Bollettino Statistico della Banca d'Italia che ci ricorda che il reddito familiare annuo, al netto delle imposte e dei contributi previdenziali e assistenziali, nel 1995 era pari a circa 1.859 euro al mese (3,6 milioni di lire) mentre nel 2008 (ultimo anno disponibile e, quindi, dopo la crisi, potrebbe risultare un dato molto peggiore) è risultato essere circa 2.679 euro al mese.

Appena 820 euro in più a famiglia in tredici anni (+44%), senza dimenticare che si è ampliata la forbice tra le famiglie con alti redditi (sempre meno) e le altre (sempre più).
Contemporaneamente, solo per fare un semplice paragone, la benzina verde, e in modo simile tutta la nostra bolletta energetica, è passata da 0,887 euro al litro del 1995 a 1,394 euro del 2008 (+57%).
Allora qualcosa sarà cambiato? Se le famiglie italiane sono sempre più indebitate, se le code ai centri della Caritas sono sempre più lunghe, se tanti quarantenni perdono il posto di lavoro e non sanno dove andare a sbattere la testa, se i nostri giovani laureati vanno a lavorare all'estero qualcosa vorrà pure dire?
Ma di queste cose chi ne parla in un Paese drogato dalle televisioni che ci parlano delle veline di Berlusconi e dei trans di Marrazzo, di Bertolaso, e i suoi massaggi, e di Travaglio, che passa per giornalista imbavagliato ma, fino ad oggi, ha scritto più di 20.000 (ventimila) articoli e trenta libri (due all'anno)?
Sarebbe l'ora di tornare alla serietà.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

un po' di serietà non guasterebbe in effetti...insomma verrebbe da dire si stava meglio quando si stava peggio

Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

L'Italia è diventato un Paese triste

Anonimo ha detto...

troppe chiacchiere, troppo spettacolo, troppi effetti speciali ma poc, poca, poca concretezza.
Alberto

Anonimo ha detto...

Berlusconi è un comico e Bersani un menagramo

Anonimo ha detto...

Ma hai visto che pena la guerra dei numeri?
Luca