giovedì 4 marzo 2010

QUANDO LE LISTE LE PRESENTAVANO I "PROFESSIONISTI"

Riprendo dal "Messaggero" alcuni brani di un articolo che ricorda i tempi della Prima Repubblica, quando andava tutto male ma forse andava meglio di ora!
Nella Dc si chiamavano «funzionari di segreteria tecnica». Un nome modesto che però racchiudeva una grande autorevolezza interna: erano pagati dalla sede centrale pur essendo dislocati uno per ogni provincia, potevano dire di no al leader cittadino o regionale pro-tempore in nome del partito, erano loro i fiduciari, i detentori del simbolo, nel momento cruciale della presentazione al tribunale. Nel Pci, dove la struttura funzionariale era più ampia, veniva selezionata all’interno la rete dei corrispondenti dell’«ufficio elettorale centrale». Erano loro gli incaricati di depositare simbolo e liste, oltre che di predisporre e preparare la rete dei rappresentanti di lista nei seggi. Autentici professionisti del ramo. Conoscitori fin nel dettaglio di leggi e procedure. Guidati peraltro da personaggi mitici, per quanto poco noti alla storiografia maggiore: fra tutti Gaetano Vannucchi, funzionario capo della Dc di De Mita e Forlani (poi, dopo la pensione, passato a Forza Italia) e Celso Ghini, storico capo dell’ufficio elettorale del Pci (che quando non esistevano gli exit poll anticipava il risultato prima del ministero dell’Interno).Ecco, in quei tempi un pasticcio come quello del Pdl a Roma sarebbe stato impensabile. È vero che stavolta hanno pesato in modo decisivo i contrasti interni al Pdl. Ma anche allora la formazione delle liste era tormentata. Soprattutto nella Dc, dove le correnti si davano battaglia soprattutto sulle liste. Proprio per questo, però, l’organizzazione «fanfaniana» del partito aveva concepito una struttura di funzionari «neutrali». E aveva affidato loro il ruolo di rappresentanza nel momento cruciale del deposito delle liste. Momento che si preparava come un rito religioso: molti ricordano che il delegato spariva nelle 24 ore precedenti al deposito, dopo aver ricevuto la delega firmata dal segretario nazionale.La preparazione specifica era poi molto intensa. Nicodemo Oliverio, funzionario capo dopo Vannucchi e ora deputato Pd, ricorda prima delle elezioni dell’83 un ritiro di quindici giorni a Rocca di Papa di tutti i funzionari Dc. E certo alle Frattocchie non erano da meno. Il livello era tale che al Viminale spesso si consultavano con i responsabili di Dc e Pci per verificare l’interpretazione della legge. Anche l’austerità era un tratto della professionalità. «In federazione - ricorda Marco Minniti - chiamavamo il nostro delegato l’”uomo di Mosca”». Per tanti aspetti simili, avevano però una grande diversità professionale: i comunisti si preparavano per arrivare primi e conquistare così il posto in alto a sinistra, i democristiani per arrivare un minuto prima della chiusura e conquistare il posto in basso a destra sulla scheda.

di Claudio Sardo - Il Messagero

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