venerdì 22 luglio 2016

DISCARICA DEL CASSERO: COSA DICE LA GENTE

Devono essere a lungo fischiati gli orecchi al Sindaco, ma anche all'Asl e all'Arpat dopo l'assemblea di ieri nella sala Francini di Casalguidi. 
Nell'incontro sono circolati i dubbi, le paure, le esasperazioni, le angosce che sono scaturite con l'incendio del 4 luglio.
E che non si sono ancora spente, come le fiamme domate nella discarica. I problemi “bruciano” ancora e le rassicurazione del dopo-incendio non li hanno certo disinnescati.

Il gruppo di minoranza “Serravalle Popolari e Riformisti” aveva chiamato a raccolta i cittadini per ascoltare opinioni e proposte, in vista del prossimo consiglio comunale di mercoledì 27.
E nella Sala Francini, davanti a una ottantina di persone, si sono messi in fila soprattutto i dubbi irrisolti, le questioni ancora aperte.
Le voci che si sono sentite non sono state solo quelle dell'opposizione (come era naturale aspettarsi), ma ci sono stati interventi trasversali. Perché, come qualcuno ha sottolineato, “la discarica non è né di destra nè di sinistra”. E i temi della sicurezza non hanno bandiera. Così accanto ai simpatizzanti di “Popolari e riformisti”, si sono sentiti esponenti di Rifondazione, dei 5 Stelle, dei Verdi, di Forza Italia, della Lega, dello stesso Pd.
Sul tavolo “il grande malato”, la discarica con i dubbi che le ruotano attorno, con lo strascico di incetezze e interrogativi che ancora si aggirano al di là e al di qua dei cancelli chiusi.
E così sono venute fuori anche proposte impossibili, ma che danno il segno dello stato d'animo che circola alla “periferia” del Cassero: qualcuno ha proposto un referendum per chiedere ai cittadini se vogliano o no la discarica; altri hanno avanzato l'idea di una autotassazione della gente per rifare da zero tutte le analisi sui materiali stoccati e sulla “salute” di falde e terreni; altri ancora hanno tagliato corto sostenendo che la gestione della discarica ha sbagliato tutto e l'impianto non deve riaprire. Mai più.

Con la paura-diossina, un fantasma che si è aggirato, diffusamente, nella sala Francini è stato anche il ruolo dell'Arpat: “non mi fido dell'Arpat” - ha detto una voce; “i controlli li fa l'Arpat e nessuno si fida dell'Arpat” - ha ribattuto un altro intervento. Una sfiducia diffusa, che gli stessi organizzatori dell'assemblea hanno provato ad arginare.
Tentativo difficile perché alle certezze si mischiano sempre - in questi casi - mezze verità, voci di corridoio e paure imprescrutabili. Un mix esplosivo. Il rappresentante della Lega Nord ha detto, ad esempio, che gli effetti della diosssina si vedono dopo parecchio tempo: e ha portato il “suo” esempio con la Mas di Bottegone, dove – sono parole sue - “gli effetti si sono visti un anno e mezzo dopo, con la nascita dei bambini; dati questi che non sono mai stati forniti”.

Al di là di questo tipo di allarmismo, che ha percorso quelche intervento, il segno dell'assemblea di Casalguidi è stata la voglia di capire. Perché l'incendio? Perché la falla nella sicurezza? Quali materiali sono bruciati? In molti - a partire dallo stesso Federico Gorbi – considerano sommaria (e poco credibile) la ricostruzione che parla di incendio doloso. “Se poi ci fosse dolo – ha aggiunto Gorbi – allora vuol dire ingresso nella discarica di una cultura mafiosa o eco-mafiosa. E chi ci garantisce che non potrebbe succedere ancora”?
E dunque torna in ballo l'autocombustione - sulla quale non ha dubbi Antonio, storico esponente dell'ambientalismo d'assalto pistoiese – che pensa a un impianto di recupero del biogas con mille falle.

Dunque allora soprattutto garanzia di sicurezza. E non sono piaciute le frasi dell'assessore all'ambiente della Regione Federica Fratoni, che ha detto che l'impianto deve riprendere a funzionare prima possibile.
Dall'assemblea viene fuori con forza la necessità di controlli rigorosi, con il Comune a fare da garante. “L'amministrazione deve sentirsi parte lesa” - è stato un commento, con l'invito all'assessore di “riflettere bene per la messa in sicurezza di tutto l'impianto; se no non si va avanti”. “Più che l'interesse delle aziende – ha commentato Gorbi – mi sarei aspettato una maggiore attenzione alla salute dei cittadini”.
In questo ambito più volte è stato accennato al ruolo del Comitato di controllo: “negli ultimi anni – ha detto Patrizio Rafanelli – la Presidenza è andata alla maggioranza e non sarebbe male invece che tornasse, come era qualche anno fa, all'opposizione”.
“Discarica del Cassero, cosa fare?” era l'argomento dell'incontro promoisso dal gruppo “Serravalle Popolari e riformisti”. E certo i due consiglieri che hanno condotto l'assemblea, Federico Gorbi e Patrizio Rafanelli, arriveranno al prossimo Consiglio comunale sulla discarica con l'agenda piena di proposte da mettere sul piatto e di cui si faranno portatori.

Fra tutte naturalmente le garanzie di sicurezza, il ruolo-chiave del comune, le certezze per il futuro (comprese le assicurazioni “post mortem”, alla chiusura della discarica). In ballo sarà tirata anche quella che sia Gorbi che Rafanelli hanno considierato una lacuna da colmare: la mancanza a Serravalle di un piano di emergenza di Protezione civile. “Fra la Dife da una parte, la discarica nel mezzo, e l'inceneritore di Montale dall'altra, il nostro territorio è assediato da possibili emergenze. Dobbiamo avere strumenti per affrontarle”.

(tratto dall'articolo di Marzio Dolfi Report Pistoia )

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