giovedì 4 agosto 2011

NUOVO SECOLO

Mentre gli equilibri economici mondiali, ormai cambiati da tempo, si sono resi evidenti agli occhi dei più a causa delle turbolenze sui mercati finanziari di questi giorni, la politica italiana ha finto di interrogarsi sulle cause e soprattutto sulle prospettive per il nostro Paese.

Nell'anno dei solenni festeggiamenti per i 150 anni dell'unità appare sempre più confuso il disegno strategico per la nostra economia, per il nostro sistema produttivo, per il sistema del lavoro.

Il Presidente del Consiglio, ancora nominalmente in carica ma incredibilmente assente nei fatti, è divenuto anche umanamente irriconoscibile, visto che, per la prima volta, dopo tanti anni, sembra subire la scena invece di esserne l'assoluto protagonista. Somiglia sempre più ad un pugile al quale le hanno suonate di brutto ma che ancora non è finito a terra, anche se tutti sanno che ormai è questione di secondi e da un momento all'altro arriverà il colpo del definitivo ko.

Certo suona strano che Berlusconi, l'imprenditore, il creatore di posti di lavoro, il mago della finanza, l'uomo di successo, il leader del "meno tasse per tutti", esca alla fine sconfitto non per mano degli avversari politici e nemmeno per l'azione ("persecutoria", direbbe lui) dei magistrati politicizzati, ma per effetto della crisi economica globale. Lui che, forse più di altri, avrebbe dovuto capire la portata storica di certi cambiamenti nel panorama economico mondiale ha preferito negare a lungo l'esistenza della crisi, come se bastasse esorcizzare la paura semplicemente toccandosi o affidandosi alla benevolenza di qualche santo.
Gli tocca ora anche subire l'iniziativa politica degli altri, opposizioni e parti sociali, che gli dettano i tempi dell'agenda politica, cosa mai avvenuta prima nell'era berlusconiana.
D'altra parte l'uomo appartiene ormai al vecchio secolo, che ci ha messo una decina d'anni in più a finire, e segue pertanto logiche buone per gli schemi politici ed economici del '900. E' stato un grande imprenditore, nessuno può negarlo, ma appartiene ad una classe dirigente di Paesi che sono nella fase del declino.

Il problema è che "vecchi" come lui, in Italia ma in Europa in generale, ce ne sono un po' troppi, e molti di costoro occupano posti di responsabilità nella politica, nell'economia, nella finanza.
Le stesse parti sociali che hanno costretto al confronto il Presidente del Consiglio in realtà spesso rappresentano poco più che se stesse, non avendo nessuna reale delega da parte dei cittadini.
Il mondo reale è da un'altra parte.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

che grande che sei!
A.P.

Anonimo ha detto...

è vero. troppi vecchi in giro! non capiscono come gira il mondo. gente nuova e aria nuova!!!

Lucia

Anonimo ha detto...

Non credo conti solo l'età ma in effetti è vero che l'attuale classe politica spesso appare inadeguata agli anni 2000. I tempi di risposta agli eventi, ad esempio, sono lentissimi, quando invece i mercati richiedono velocità e prontezza. Invece, con il nostro bicameralismo, per prendere provvedimenti passano mesi, se non anni, e questo non va assolutamente bene.

Roby

Anonimo ha detto...

condivido