Dal raduno della Lega di Bologna proviamo a trarre qualche
conclusione politica (al di là dei deprecabili scontri di piazza
innescati dai centri sociali e da altri gruppi che volevano
impedire a Salvini di manifestare liberamente nella città felsinea).
Domenica in Piazza Maggiore è stato rinsaldato l'asse di Centrodestra,
il cui leader non è più Silvio Berlusconi bensì Matteo Salvini. L'ex
Cavaliere dunque ha un inedito ruolo di spalla, per la prima volta nella
sua lunga storia politica. Evidentemente, dopo il tira e molla
sull'opportunità di partecipare alla manifestazione del Carroccio (ma si
può ancora adoperare questa metafora dopo la svolta lepenista?),
Berlusconi - di scuro vestito, come un "Cavaliere nero" - ha ritenuito
che fosse meglio partecipare, andando un po' all'azzardo. Il suo modello
resta quello della giunta regionale ligure, ma almeno per ora deve far
buon viso a cattivo gioco e accettare la leadership del segretario
leghista.
L'asse della nuova alleanza è diversa da quella dei precedenti governi Berlusconi, che era più spostato verso il centro (nonostante la Lega già allora dettasse l'agenda politica, soprattutto in tema di
immigrazione e respingimenti). In questo caso Berlusconi ha
accettato di allearsi con forze più a destra di Fini, come Fratelli
d'Italia di Giorgia Meloni e addirittura con i circoli post-fascisti di
casa Pound. Non a caso il principale avversario "interno" è divenuto
Alfano. L'asse della nuova alleanza è diversa da quella dei precedenti governi Berlusconi, che era più spostato verso il centro (nonostante la Lega già allora dettasse l'agenda politica, soprattutto in tema di
Il ministro degli Interni e il segretario della Lega si sono
scambiati insulti e offese senza esclusione di colpi. Salvini ha
definito Alfano "un cretino" e il ministro lo ha definito un
"quaquaraqua" ricorrendo alla classificazione antropologica dello
scrittore Sciascia del Giorno della civetta.
Dietro questo
scambio di affettuosità ci sono ben precise logiche politiche. La nuova
"Cosa nera" di Salvini-Berlusconi-Meloni aspira a distinguersi dalla
linea del Nuovo Centrodestra, che raccoglie i moderati della diaspora
berlusconiana e sui temi dell'immigrazione ha idee diametralmente
opposte.
"Vinceremo con il 40 per cento", annuncia Berlusconi.
"Vinceremo con il 40 per cento", annuncia Berlusconi.
In realtà
il rischio è che molti moderati rimasti finora fedeli al Cavaliere
prendano la via del centro.
Messo in soffita il vecchio apparato
secessionista o federalista, per la Lega non dovrebbero esserci
più problemi nello sposare la linea nazionale o addirittura
nazionalista dei "cari vecchi alleati".
Per Renzi invece dovrebbe essere
una pacchia: la nuova "Cosa nera" gli permetterà di attirare nuovi voti
al centro. Il suo problema, semmai, è spiegare cos'è rimasto di
sinistra nel suo partito.
(tratto da http://www.famigliacristiana.it)
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