È la rivincita della famiglia tradizionale.
Il termometro di una società evoluta e secolarizzata, pronta a non vivere la religione in modo confessionale, ma altrettanto decisa a difendere alcuni valori storici del suo impianto.
Il termometro di una società evoluta e secolarizzata, pronta a non vivere la religione in modo confessionale, ma altrettanto decisa a difendere alcuni valori storici del suo impianto.
Il sondaggio IPR Marketing per Il Mattino ci
consegna la mappa di un Paese dove, ancora una volta, sembra consumarsi
il divorzio tra la politica e la società reale.
E non su temi economici,
come le tasse o la burocrazia, né su questioni legate alla nuova
emergenza dell’immigrazione, ma sui connotati di fondo che riguardano
gli stili di vita e innanzitutto i paradigmi di riferimento quando si
parla di coppie etero e omosessuali, unite da un vincolo religioso o
solo da un legame di civile convivenza.
Alt ai matrimoni gay.
Alt ai matrimoni gay.
Il primo dato che sorprende è il giudizio
nettamente contrario ai matrimoni omosessuali, con il 55 per cento degli
italiani schierati sul fronte del no, contro il 38 per cento di
favorevoli e il 7 per cento senza opinione.
Maggioranza che diventa il
67 per cento nel caso dei cattolici praticanti e un rotondo 42 per cento
per i non cattolici.
Il giudizio che si ricava è la scollatura tra il
Paese reale e l'Italia rappresentata dai media: a leggere i giornali ed a
guardare i programmi televisivi, sembrerebbe infatti che la stragrande
maggioranza dei cittadini ormai non faccia più differenza tra il
matrimonio eterosessuale e quello tra gay, così come avvenuto in altri
Paesi.
Invece è vero esattamente il contrario, con una forte
affermazione, direi perfino identitaria, della famiglia nella sua
struttura tradizionale.
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