Napolitano ha parlato della crisi economica e dell'urgenza di trovare strade per uscire da una situazione drammatica che allarma tutti e crea incertezza per il futuro dell'Italia e nostro personale.
Ha anche sollecitato i giovani ad impegnarsi in politica, sostenendo che le nuove generazioni hanno gli strumenti per affrontare un mondo in continua evoluzione, sia dal punto di vista economico che sociale.
Tutto bello, tutto giusto, ma...
Sì c'è un "ma", perchè le parole acquistano un senso anche in base al soggetto che le pronuncia.
Con tutto il rispetto, quando Madre Teresa di Calcutta parlava dei poveri, degli ultimi, dei diseredati aveva un'altra credibilità rispetto a Walter Veltroni che affrontava sì gli stessi temi, però stando seduto in Campidoglio e non per le strade di Calcutta.
E allora vorrei ricordare che Giorgio Napolitano, che esorta i giovani all'azione politica, occupa l'incarico istituzionale più retribuito della nostra Repubblica, essendo nato nel giugno del 1925 ed avando quindi compiuto 86 anni. E' stato eletto al Parlamento per la prima volta nel 1953 (58 anni or sono), cioè quando nemmeno uno di coloro che lo applaudivano dalla platea di Rimini era prossimo a venire al mondo.
Di più, negli anni settanta era il responsabile economico del Pci e rientra quindi nel novero di coloro che, attraverso lotte sindacali durissime, hanno portato alle baby pensioni dei dipendenti pubblici (15 anni 6 mesi e 1 giorno bastavano per andarsene in pensione e di questo ne ha approfittato, tra i molti, anche la moglie di Umberto Bossi che oggi sembra essere diventato il paladino dei pensionati).
Insomma ci è sembrato un po' demagogico prendere le distanze sia da destra che da sinistra, strappando facili applausi, e chiamarsi fuori dal disastro politico-economico che una classe incapace di amministratori ha causato al nostro Paese.
Il salatissimo conto che oggi siamo costretti a pagare e che pagheranno ancor di più quei giovani che il Presidente della Repubblica vorrebbe vedere impegnati, ha molti padri, ma uno di questi è sicuramente Giorgio Napolitano.
Ha anche sollecitato i giovani ad impegnarsi in politica, sostenendo che le nuove generazioni hanno gli strumenti per affrontare un mondo in continua evoluzione, sia dal punto di vista economico che sociale.
Tutto bello, tutto giusto, ma...
Sì c'è un "ma", perchè le parole acquistano un senso anche in base al soggetto che le pronuncia.
Con tutto il rispetto, quando Madre Teresa di Calcutta parlava dei poveri, degli ultimi, dei diseredati aveva un'altra credibilità rispetto a Walter Veltroni che affrontava sì gli stessi temi, però stando seduto in Campidoglio e non per le strade di Calcutta.
E allora vorrei ricordare che Giorgio Napolitano, che esorta i giovani all'azione politica, occupa l'incarico istituzionale più retribuito della nostra Repubblica, essendo nato nel giugno del 1925 ed avando quindi compiuto 86 anni. E' stato eletto al Parlamento per la prima volta nel 1953 (58 anni or sono), cioè quando nemmeno uno di coloro che lo applaudivano dalla platea di Rimini era prossimo a venire al mondo.
Di più, negli anni settanta era il responsabile economico del Pci e rientra quindi nel novero di coloro che, attraverso lotte sindacali durissime, hanno portato alle baby pensioni dei dipendenti pubblici (15 anni 6 mesi e 1 giorno bastavano per andarsene in pensione e di questo ne ha approfittato, tra i molti, anche la moglie di Umberto Bossi che oggi sembra essere diventato il paladino dei pensionati).
Insomma ci è sembrato un po' demagogico prendere le distanze sia da destra che da sinistra, strappando facili applausi, e chiamarsi fuori dal disastro politico-economico che una classe incapace di amministratori ha causato al nostro Paese.
Il salatissimo conto che oggi siamo costretti a pagare e che pagheranno ancor di più quei giovani che il Presidente della Repubblica vorrebbe vedere impegnati, ha molti padri, ma uno di questi è sicuramente Giorgio Napolitano.