lunedì 30 novembre 2015

BANDIERA COMUNISTA A SCUOLA

Il disegno che riporta lo storico simbolo comunista con falce e martello che è stato esposto all'interno della Scuola Media di Casalguidi (http://www.lineefuture.it/) non ci scandalizza particolarmente.

Certo, posso capire che alcuni siano sorpresi dal fatto che questo avvenga proprio nella scuola nella quale la Dirigente scolastica ha impedito al Parroco di benedire le aule. Qualcuno potrebbe infatti pensare che entrambe le scelte siano dettate da furore ideologico di stampo vetero-sovietico.
In questo caso però siamo convinti che il disegno in questione faccia parte di un più ampio programma didattico che ha permesso agli studenti di apprendere le malefatte nate dall'ideologia comunista, i milioni di morti, le carestie, i gulag, i famosi campi di concentramento di ispirazione nazista rivisti e corretti in salsa sovietica.
Siamo certi che le insegnanti avranno sottolineato l'aberrazione di un'idea che voleva gli uomini liberi e che invece ha creato nuove schiavitù.
Siamo sicuri che lo studio del comunismo abbia fatto parte di una più completa analisi delle dittature che hanno messo l'uomo a servizio dello stato e non viceversa.
Non dubito quindi che la Dirigente scolastica e le insegnanti sapranno spiegare bene quanto avvenuto e, come nel caso della mancata benedizione, scenderanno in campo sindacati, associazioni e quanto altro per chiarire bene, molto bene, tutto quello tanti non capiscono.




mercoledì 18 novembre 2015

NON AVRETE MAI IL MIO ODIO

Antoine Leiris a 34 anni è rimasto solo a crescere suo figlio perché venerdì sera qualcuno, in nome di chissà cosa, gli ha ammazzato, nel teatro Bataclan di Parigi, Hélène «l'amore della sua vita».
Questo è il testo della lettera che ha scritto ai terroristi.


Venerdì sera avete rubato la vita di un essere eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, ma non avrete il mio odio.

Non so chi siete e non voglio neanche saperlo, quello che so è che siete anime morte. Se questo Dio per il quale voi uccidete ciecamente ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. 
Quindi non vi farò il regalo di odiarvi. Voi l’avete cercato, tuttavia rispondere all’odio con la rabbia sarebbe come cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello che siete. Voi vorreste che io abbia paura, che debba guardare i miei concittadini in maniera differente, che io sacrifichi la mia libertà per la sicurezza. E’ una battaglia persa. 

L’ho vista stamattina. Finalmente, dopo notti e giorni d’attesa. Era così bella, bella come quando è uscita venerdì sera, bella come quando m’innamorai perdutamente di lei più di 12 anni fa. Naturalmente sono devastato dal dolore, vi concedo questa piccola vittoria, ma durerà poco. 

So che lei ci accompagnerà ogni giorno e che ci ritroveremo in quel paradiso di anime libere al quale voi non accederete mai. Siamo due, io e mio figlio, ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. 
Non ho altro tempo da dedicarvi, devo andare da Melvil che si risveglia dal suo pisolino. 
Ha appena 17 mesi e farà merenda come tutti i giorni e poi giocheremo insieme come tutti i giorni e per tutta la sua vita questo piccolo vi farà l’affronto di essere libero e felice. 

Perché no, non avrete neanche il suo odio"

lunedì 16 novembre 2015

ECCO CHI FINANZIA L'ISIS

Ripropongo un articolo, vecchio di qualche mese ma sempre attuale, sulle responsabilità che stanno alla base della nascita del fenomeno Isis. 
Franco Cardini,  Direttore del Centro di Studi sulle Arti e le Culture dell’Oriente dell’Università Internazionale dell’Arte di Firenze e storico di fama mondiale, cerca di dare alcune risposte che, rilette all'indomani della strage di Parigi, devono far riflettere sulle colpe che risiedono anche in occidente oltre che nell'uso strumentale della religione.

"Usare il nome di Dio per giustificare l'odio è una bestemmia" ha giustamente detto Papa Francesco.
Anche usare gli uomini per meri interessi economici è una bestemmia e il prezzo si paga prima o dopo. 

In questo momento così delicato per gli equilibri del Mediterraneo abbiamo intervistato una delle voci più auterevoli. Franco Cardini è il Direttore del Centro di Studi sulle Arti e le Culture dell’Oriente dell’Università Internazionale dell’Arte di Firenze e storico di fama mondiale. 

Dalla strage di Charlie Hebdo all'attentato di Sousse è evidente che l'Europa ha la guerra dell’Is in casa. Quali sono le responsabilità dell’Occidente in tutto ciò?
Sia i governi europei che quello americano hanno delle responsabilità non solo recenti, ma che iniziano nel periodo post-coloniale del Medio Oriente. Il peccato originale fu quello di voler fare delle vecchie colonie dei nuovi protettorati economico-finanziari. Gli inglesi soprattutto tentarono di mantenere de facto il controllo di quelle zone, negando l’anima islamica di quel mondo e a seguito di ciò nacquero i primi movimenti islamisti, come i Fratelli musulmani in Egitto. Da allora fino ai nostri giorni le forze occidentali hanno trattato strumentalmente il mondo islamico, facendo i propri interessi. Ancora oggi si pensa che il fondamentalismo sia strumentalizzabile. Gli Stati Uniti, per esempio, favorirono lo stabilirsi degli jihadisti provenienti dallo Yemen e dall’Arabia Saudita in Afghanistan durante la guerra contro l’Unione sovietica, per trasformarla in una guerra santa anti-russa. Essa fu vinta, ma gli jihadisti rimasero e formarono il movimento dei talebani che fino a metà degli anni Novanta fu appoggiato da Washington. Poi i talebani si svincolarono avvicinandosi alla Cina, cosa che ha portato all’11 settembre e a tutte le conseguenze che oggi abbiamo sotto gli occhi.

Cos’è mancato invece all’Europa nella comprensione del mondo arabo e dei paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo?
L’Europa non ha capito cosa realmente stia succedendo. In molti pensano che l’unico nemico del Califfato
sia l’Occidente. 
Ciò è errato e i fatti di questi giorni lo mostrano chiaramente. La maggior parte delle vittime sono infatti di religione musulmana. Gli attentati in Kuwait e Somalia mostrano una forte lotta che è in corso tra sciiti e sunniti, oltre che tra jihadisti e moderati. C’è in atto una guerra civile all’interno del mondo islamico che spinge migliaia di persone in bocca ai fondamentalisti, molti dei quali offrono un programma sociale ed economico fondato sul prestito senza interessi delle banche islamiche che attrae tantissimi giovani. Quello che l’Europa non ha capito è che non c’è solo fanatismo violento, ma anche proposte di alternativa al mondo occidentale.

Esistono invece proposte di alternativa al mondo occidentale anche tra i cosiddetti islamici moderati?
Esistono, per esempio nel socialismo arabo che si ispira a Nasser che oggi è ripreso dal presidente della Siria Assad e che era stato fatto proprio da Saddam Hussein e Gheddafi. Certo Saddam e Gheddafi  erano  dittatori sanguinari, ma mettevano in prima istanza l’appartenenza nazionale e non la religione e mantenevano uno stato sociale fatto di scuole, università, assistenza e comunicazione che strappava i giovani dall’estremismo ed erano per questo un argine contro il Califfo. Di fatto erano in grado dimantenere la pace. Oggi Assad, che è l’unico ancora in vita, è inviso dall’Occidente perché amico dell’Iran e nemico della Turchia che è membro della Nato. E’ qui il grande problema: paesi come Turchia e Arabia Saudita sono alleati dell’Occidente che però combattono Assad e di conseguenza favoriscono l’Is.

Chi sono dunque i veri alleati dell’Is? E da dove prende i soldi?
Esistono delle complicità finanziarie e economiche tra il Califfato e alcuni stati alleati dell’Occidente, tra cui Turchia, Arabia Saudita e Qatar. Quello che l’Is sta facendo al livello geografico è di ridisegnare il territorio di Iraq e Siria a favore dei paesi citati e a discapito di Assad. Il Califfo però è sempre più forte, tanto da poter porre le condizioni ai propri alleati. Vuole essere l’unico rappresentante dell’Islam radicale e sta tentando di egemonizzare il mondo islamico sotto la sua guida. Nel Medio Oriente sta incontrando difficoltà grazie alle resistenze di Assad e dei curdi, ma sta ottenendo grandi consensi in Africa, dove gli stati sociali sono meno sviluppati se non inesistenti, come in Somalia. Non è un caso che sia in quelle regioni che abbiano origine i flussi migratori che sbarcano sulle nostre coste.

Immigrazione e diffusione del Califfato sono dunque collegate. Quali sono le contromosse con cui bisognerebbe rispondere?
La guerra si vince con l’intelligence e non con i bombardamenti a tappeto. E’ una guerra prima di tutto ideologica da vincere con il soft power e non con le dimostrazioni di forza. Chiudere 80 moschee in Tunisia, come è avvenuto, fa il gioco del Califfo, al quale si regalano simpatie. Fare lo stesso in Italia, come ha suggerito una certa stampa di destra, vorrebbe dire aumentare il rischio. Il Califfo sta alzando il tiro perché vuole che i governi occidentali rispondano con misure dure e indiscriminate come queste che gli porteranno consensi. Più la tensione si alza, più porterà avanti politiche di crudeltà per indurre a reazioni sbagliate. Dicono bene Obama e Papa Francesco quando invitano al dialogo con l’Islam moderato.

Alcuni politici invitano a una nuova crociata contro l’Islam. 
Le conseguenze di ciò le abbiamo già sperimentate con la dottrina Bush, che prevedeva l’identificazione di un grande nemico per giustificare il proprio espansionismo geopolitico. Quando ha identificato il nemico nell’Islam ha invocato a una nuova guerra santa, esattamente come fa oggi il l’Is. Parlare di guerre sante e di soluzioni indiscriminate è sbagliato dall’una come dall’altra parte. Bush attaccando il mondo islamico ha fatto il gioco del Califfo, che tagliando gole fa il gioco della dottrina Bush. Leggo con preoccupazione che essa sta tornando ad essere maggioritaria all’interno del Congresso americano. L’Is va combattuta militarmente, ma agli islamici moderati va aperto il dialogo, altrimenti ci troveremo sempre più jihadisti in Europa.

In Europa la politica di destra ritiene sia possibile che gli jihadisti si mimetizzino ai migranti sui barconi. E’ possibile?
E’  possibile, ma non dobbiamo dimenticare che le cellule jihadiste in Europa ce le abbiamo già. Purtroppo la destra europea pensa a creare consenso e non a risolvere la situazione. Una soluzione che dovrebbero proporre se volessero tentare di risolvere gli eccessi dei flussi migratori è di individuare i veri motivi per cui queste genti scappano e attaccare i veri responsabili. Uno di questi è certamente il Califfo, ma che riesce a radicarsi in un’Africa resa allo stremo dagli interessi di multinazionali che ne hanno sfruttato le risorse e costretto le popolazioni alla fame. 

sabato 14 novembre 2015

CHI UCCIDE E' MIO NEMICO


Parigi è una città che amo alla follia. 
Ci sono stato tante volte, conosco persone che ci vivono, conosco tanti piccoli angoli a me carissimi. 

Ma più di Parigi amo la vita, un dono unico e prezioso che Dio ci dona e che non può essere tolto in nome di nessun dio, di nessuna idea, di nessun interesse. 
Chi uccide è mio nemico. 
È mio nemico chi viola i sacri principi della civiltà umana, non occidentale, ma umana. 
È mio nemico chi minaccia la libertà e la vita dei miei fratelli.

martedì 10 novembre 2015

BERLUSCONI E SALVINI NELLA "COSA NERA". PER PERDERE LE ELEZIONI

Dal raduno della Lega di Bologna proviamo a trarre qualche conclusione politica (al di là dei deprecabili scontri di piazza innescati dai centri sociali e da altri gruppi che volevano impedire a Salvini di manifestare liberamente nella città felsinea).
Domenica in Piazza Maggiore è stato rinsaldato l'asse di Centrodestra, il cui leader non è più Silvio Berlusconi bensì Matteo Salvini. L'ex Cavaliere dunque ha un inedito ruolo di spalla, per la prima volta nella sua lunga storia politica. Evidentemente, dopo il tira e molla sull'opportunità di partecipare alla manifestazione del Carroccio (ma si può ancora adoperare questa metafora dopo la svolta lepenista?), Berlusconi - di scuro vestito, come un "Cavaliere nero" -  ha ritenuito che fosse meglio partecipare, andando un po' all'azzardo. Il suo modello resta quello della giunta regionale ligure, ma almeno per ora deve far buon viso a cattivo gioco e accettare la leadership del segretario leghista.
L'asse della nuova alleanza è diversa da quella dei precedenti governi Berlusconi, che era più spostato verso il centro (nonostante la Lega già allora dettasse l'agenda politica, soprattutto in tema di
immigrazione e respingimenti). In questo caso Berlusconi ha accettato di allearsi con forze più a destra di Fini, come Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni e addirittura con i circoli post-fascisti di casa Pound. Non a caso il principale avversario "interno" è divenuto Alfano. 

Il ministro degli Interni e il segretario della Lega si sono scambiati insulti e offese senza esclusione di colpi. Salvini ha definito Alfano "un cretino" e il ministro lo ha definito un "quaquaraqua" ricorrendo alla classificazione antropologica dello scrittore Sciascia del Giorno della civetta

Dietro questo scambio di affettuosità ci sono ben precise logiche politiche. La nuova "Cosa nera" di Salvini-Berlusconi-Meloni aspira a distinguersi dalla linea del Nuovo Centrodestra, che raccoglie i moderati della diaspora berlusconiana e sui temi dell'immigrazione ha idee diametralmente opposte.
"Vinceremo con il 40 per cento", annuncia Berlusconi. 
In realtà il rischio è che molti moderati rimasti finora fedeli al Cavaliere prendano la via del centro. 
Messo in soffita il vecchio apparato secessionista o federalista, per la Lega non dovrebbero esserci più problemi nello sposare la linea nazionale o addirittura nazionalista dei "cari vecchi alleati". 
Per Renzi invece dovrebbe essere una pacchia: la nuova "Cosa nera" gli permetterà di attirare nuovi voti al centro. Il suo problema, semmai, è spiegare cos'è rimasto di sinistra nel suo partito.