lunedì 29 settembre 2014

ETEROLOGA: CHI PENSA AI DIRITTI DEI FIGLI?

In Italia e all’estero, si sta riflettendo con sempre maggiore insistenza sulle conseguenze che i cambiamenti introdotti con tanta superficialità in alcuni Paesi, in materia di filiazione, producono e produrranno in futuro, quando i soggetti interessati, coinvolti al di là dalla loro volontà, prenderanno coscienza dei propri diritti e delle limitazioni che hanno dovuto subire. Ci si accorge ad esempio che mentre oggi si ignorano, e si violano, i diritti di alcune persone, soprattutto minori che non possono interloquire e difendersi, questi diritti resistono in natura e prima o poi possono riemergere, se ne può esigere la tutela in termini retroattivi. Anche perché i rapporti naturali non passano in prescrizione.

Quando si supera la soglia di una legge ingiusta, si possono poi moltiplicare le ingiustizie, rimanendo impigliati nella logica distorta di base, oppure si può ridurne l’impatto con qualche effetto migliorativo. L’ammissione dell’eterologa ha già fatto nascere in altri Paesi iniziative di singoli, o associazioni, per conoscere l’identità del donatore (genitore naturale), rivendicando il cosiddetto diritto alla verità, riconosciuto dai Codici e dalle Carte internazionali dei diritti umani. È diritto insopprimibile, fondato sull’esigenza di conoscere le proprie radici fisiche e psichiche, necessarie per alcune scelte personali, di comportamento o sanitarie, ma anche in prospettiva per chiedere l’adempimento di doveri di cura e assistenza in particolari situazioni.

La legge può stabilire, come fa in alcuni Stati (non in tutti), il diritto all’anonimato, ma questo può non resistere a lungo, perché in conflitto con altri diritti umani, e perché il legame biologico naturale non può essere spezzato, innestato com’è nel corpo e nella mente del bambino che nasce. Giovanni Belardinelli ha riproposto, nei giorni scorsi, sul Corriere della Sera un allarme, non nuovo per i lettori di questo giornale, lanciato da alcune strutture di fisiopatologia della riproduzione per le quali oggi «non ci sono donatori». E non ci sono, o si vanno riducendo, per più motivi: la donazione femminile è possibile solo con una procedura medica defatigante e rischiosa; la donazione maschile deve affrontare la prospettiva che i figli vorranno un giorno conoscere il genitore naturale e magari rivendicare altri diritti legati appunto alla naturalità del rapporto. Il donatore anonimo scopre così di non essere garantito dalle responsabilità. Tutto diviene più grave nella pratica della 'maternità surrogata' e delle sue varianti, che coinvolge più soggetti. 
 
Sylviane Agacinski, filosofa femminista e moglie di Lionel Jospin, in un testo del 2009 recentemente ripresentato con una edizione più ricca, ha definito questa forma di prestazione procreativa una forma moderna di «servitù» della persona umana, messa a disposizione di desideri e comandi altrui. E Avvenire ne ha dato una prova concreta con un articolo di Assuntina Morresi che ha esaminato i termini contrattuali avvilenti, appunto servili, che definiscono i rapporti tra la madre surrogata e i suoi committenti. Ma già oggi gli ordinamenti che legittimano la surrogazione conoscono il conflitto tra madre naturale e madre sociale, quando quest’ultima rivendica il diritto di tenere per sé il bambino che ha avuto in gestazione e ha partorito (al punto che il concetto stesso di 'madre sociale' è ambiguo e insufficiente), in opposizione a chi ha commissionato la gravidanza.

Ci sono altre possibilità ancora. Quella sciagurata, dei genitori committenti che rifiutano il bambino se presenta malformazioni o caratteristiche non volute. E quella del figlio che chieda un giorno di conoscere l’intreccio biologico dal quale è nato e giudichi le scelte che ha subito passivamente, con tutte le conseguenze. Si comprende facilmente che possono derivarne diverse conflittualità di diritti, così come potranno prospettarsi doveri a carico di adulti che hanno voluto imporre ad altri la propria volontà sovrana. Il quadro si sconvolge ancora di più se ci si riferisce alla pratica dell’adozione di minore da parte di coppie non eterossessuali, che finisce con negare al minore quel diritto naturale (sancito dalla Carte dei diritti umani) alla doppia genitorialità, base e fondamento per la sua crescita armonica e psichicamente equilibrata.

Esercitando un potere pressoché assoluto, si vuole affermare il diritto di chiunque ad avere un figlio, anche senza dargli i genitori cui ha diritto, ma oggi ci si comincia a chiedere: questo figlio non reclamerà un giorno i suoi diritti? Siamo sicuri che non soffrirà per l’assenza di una vera coppia di genitori, e non chiederà d’essere risarcito del danno subito senza che potesse dire nulla mentre gli adulti decidevano del suo futuro guardando soltanto ad un egoistico interesse? Queste domande sino a poco tempo fa sembravano astratte, oggi sono molto concrete, alcune sono già state formulate, e suggeriscono una prima valutazione: può sembrare facile costruire per legge rapporti familiari privi di una base naturale, o contrari a diritti umani essenziali, però nulla può essere dato per scontato e definitivo in un campo che tocca l’identità della persona e la sua coscienza.

Di qui l’esigenza di riflettere, vagliare con attenzione ogni opzione normativa in materia di famiglia e filiazione, e non cedere agli slogan del liberismo antropologico più spinto che vuole legittimare ogni scelta, svincolandola dal senso di responsabilità insito nella cura della persona umana.


Carlo Cardia
da Avvenire, 28 settembre 2014

venerdì 26 settembre 2014

ANCORA SUL CAMPO SPORTIVO (ma si può chiamare così?) DI VIA MATTEOTTI

E' il momento di avere una parola chiara e definitiva su questa vicenda.
Da troppo tempo le risposte vengono rinviate.
Il vecchio campo sportivo non è più adeguato alle esigenze attuali. Lo dice già l'aggettivo: se è "vecchio" è il momento di superare l'utilizzo di questo impianto per destinare quell'area ad altre soluzioni, prima di tutto per un'area verde e per nuovi posti auto, davvero carenti in quella zona.
Per questo ho presentato al Sindaco una nuova richiesta che spero sia l'ultima in modo da mettere la parola fine a questa vicenda.




Al Sindaco di Serravalle Pistoiese


 OGGETTO: interrogazione a risposta scritta


Nei giorni della Fiera di Casalguidi l'amministrazione comunale è dovuta intervenire d'urgenza per permettere alle giostre, che tradizionalmente arricchiscono la festa, di poter usufruire del campo sportivo di via Matteotti.
Il terreno infatti non ha retto alle intense piogge, diventando una vera e propria palude.

La causa del cattivo drenaggio è soprattutto da individuare nella totale inesistenza di un manto erboso che ha scatenato più volte, negli anni e nel recente passato, l'ira degli abitanti della zona, sommersi dalla polvere che si alza dal terreno.

Insomma, quando non piove non si respira per la polvere, quando invece piove il campo diventa una palude.

Terminato il periodo della Fiera il terreno di gioco è stato oggetto di un nuovo intervento per ripristinare le condizioni minime per lo svolgimento dell'attività agonistica.

Tutti questi interventi avranno avuto un costo a carico della cittadinanza che chiedo di conoscere ma, soprattutto, Le chiedo di mettere la parola fine a questa vicenda individuando con chiarezza i modi e i termini, anche temporali, per giungere ad una soluzione definitiva del problema.

Certo che vorrà dare a me, e soprattutto ai cittadini, una risposta chiara e definitiva, La saluto cordialmente.


                                                                                                   Federico Gorbi
                                                                       Capogruppo "Serravalle Popolari e Riformisti"

venerdì 19 settembre 2014

MARIO, UN CAVALIERE PER AMICO

mario-adinolfidi Costanza Miriano
Non so se in cielo facciano il casting, ma per il personaggio del cavaliere che viene da una terra lontana (è tra i fondatori del PD) ad affiancare “le divisioni del Papa” – come avrebbe detto Stalin – io avrei scelto un altro tipo. Che so, uno a cavallo, con una bella armatura. O almeno un serio e stimato professionista in gessato. Non uno separato, sovrappeso, giocatore di poker a livello internazionale, sposato a Las Vegas, un orso che va in giro in tuta e sembra fregarsene delle formalità. Eppure Dio deve essersi innamorato pazzamente di lui (anche io, se mio marito e sua moglie mi passano il termine, adesso che lo conosco sono pazza di lui) perché questo tipo completamente sbagliato per la parte, invece, la sua parte la sta facendo benissimo, come invece tanti di noi bravi negli esercizi di devozione abbiamo dimenticato di fare.
Sì, perché Mario Adinolfi, che appunto ha fondato con altri il più grande partito della sinistra italiana e lo ha rappresentato in Parlamento, giornalista brillante, intelligenza affilata e grande cultura, ha fatto sua la missione di riportare il buon senso perduto nella politica e nell’informazione, e ha scritto un libretto prezioso come il pane (e che come il pane va a ruba). Si chiama Voglio la mamma. Lo ha stampato a sue spese, e chi non lo vuole pagare lo può leggere anche su facebook completamente gratis. Nonostante questo ne ha vendute decine di migliaia di copie, lo porta in giro per l’Italia dove lo invitano sempre di più, e dove riempie piazze e sale. Per annunciare cosa? Per esempio che i bambini hanno bisogno di un padre maschio e di una madre femmina (almeno lei finora era stata garantita, anche in caso di maschi irresponsabili). Per dire che il corpo della donna non può essere sfruttato neanche a pagamento, perché le persone non sono cose. Per ammonire a non comprare i bambini se non si vuole riportare la civiltà duemila anni indietro. Per ricordare che la legge 40 vieta la “produzione” (che brutta parola) in laboratorio di bambini venuti da ovuli e spermatozoi di persone che non faranno poi i genitori di quel bambino, e che quella legge contro l’eterologa è stata approvata in Parlamento ed ha superato una raffica di referendum (mentre la 194 uno solo, e la maggioranza in aula era stata ristrettissima), mentre ora la si sta azzerando a colpi di sentenze della magistratura.
10420771_10152556382925428_7174789232244816293_nPer sottolineare che i bambini hanno diritto almeno di sapere da quale storia vengono, come si chiamasse il nonno, se anche lui fosse negato per la matematica e appassionato di montagna, e se la nonna amasse ridere e giocare a carte o sapesse fare i cannelloni. Per chiarire che non si può chiamare “buona morte” l’uccisione di persone malate, solo perché qualcuno ha giudicato che quella vita non fosse degna di essere vissuta, e per gridare al mondo che è orribile che in molti paesi si uccidano così anche i bambini “venuti male”, cioè non corrispondenti alle aspettative dei grandi. Per specificare che non è necessario essere cristiani (e Mario comunque lo è) per vedere certe assurdità, perché la difesa del più debole un tempo era nel codice genetico delle persone di sinistra, mentre oggi un simbolo, un guru di quell’area culturale come Roberto Saviano può definire “reazionaria miopia” quella di chi trova sbagliato consentire le adozioni agli omosessuali: non se ne esce, due maschi o due femmine non possono fare figli, e permettere loro di adottare significa spalancare una porta, un portone sulla mercificazione dei corpi delle donne (non erano loro quelle dell’”utero è mio e me lo gestisco io”? vale solo in Occidente? E le povere donne indiane?) e dei bambini. Certo, sono tutte cose ovvie, non c’era bisogno di scriverci un libro, no?voglio la mamma
No. Non sono ovvie. Sennò non si spiegherebbe perché in tanti lo vogliano sentir parlare, comprino il suo libro, fondino circoli per diffonderlo. La verità è che la maggior parte delle persone comuni, cioè quelle che non dirigono né scrivono giornali, o la pensano già come lui, oppure quando lo ascoltano non possono che scoprirsi d’accordo con lui. Già perché Mario, con la sua disarmante ragionevolezza, e con una buona quantità di dati e numeri e fatti incontrovertibili smaschera un sacco di bugie che ci fanno bere quasi tutti i giornali e i telegiornali inneggianti ai falsi miti di progresso (e, chissà come, per inciso, colti da amnesia sulle quotidiane persecuzioni ai cristiani).
E adesso, per fronteggiare la marea montante dell’informazione – sarebbe meglio dire della propaganda – mainstream che pare unanime nel denunciare la barbarie di chi crede ancora nella famiglia tradizionale, di chi si ostina a dire che i figli bisogna generarli alla vecchia maniera, lasciandoli alla madre che li partorisce, oppure adottarli se la madre non se ne può più fare carico, ecco, per fronteggiare le imponenti aggressive avanzate del nulla ha persino deciso di fondare un giornale, e non un quindicinale, ma un quotidiano, un’impresa massacrante e costosissima. Alla mia domanda “ma, scusa, i fondi?” Mario risponde tranquillo che Qualcuno assicurerà lo stesso finanziamento stanziato ai gigli dei campi e agli uccelli del cielo, cioè esattamente tutto l’occorrente. Il quotidiano si chiamerà La Croce e vedrà la luce il 13 gennaio 2015. Non so perché questa data, ma per mia deformazione – controllo sempre il santo del giorno, se non lo ricordo – noto che è il giorno di Sant’Ilario, dottore della Chiesa, fiero avversatore delle eresie. Il suo dono – scrive Benedetto XVI – era “coniugare fortezza nella fede e mansuetudine nel rapporto interpersonale”. Be’, Mario sotto la scorza dell’orso è una delle persone più simpatiche che conosco, e la sua fede, nonostante lui si affanni sempre a dichiarare di essere un peccatore, nonostante a messa si sieda nelle ultime file, nonostante non abbia il look da parrocchia, è una delle più forti che abbia mai visto.
 fonte: Credere

venerdì 12 settembre 2014

AFFONDATI NEL FANGO

Le abbondanti e frequenti piogge di questi giorni hanno creato molti disagi alle giostre della Fiera di Casalguidi che si svolge proprio in questi giorni. Ieri, prima serata di Fiera, le giostre sono rimaste infatti chiuse per il troppo fango che impedisce l'accesso e anche la messa in sicurezza delle giostre.

Nulla di strano, la pioggia è un evento che può causare disagi ed è facilmente immaginabile che a settembre qualche temporale possa rovinare le feste paesane. Nel caso in questione però c'è qualcosa di diverso.

La struttura dove vengono ospitate le giostre è il vecchio campo sportivo di via Matteotti a Casalguidi, impianto ormai completamente inadeguato sia per eventi di natura sportiva che per altre manifestazioni. Già nei mesi scorsi avevo sollevato l'attenzione su questo campo di calcio che ormai non vede più da anni nemmeno un filo d'erba. Gli atleti che ne usufruiscono sono costretti a giocare avvolti in nuvole di polvere che richiamano alla memoria le tempeste del deserto. Gli abitanti delle case circostanti, per evitare che la polvere invada le proprie abitazioni, vivono costantemente con le finestre chiuse anche nei mesi estivi.

Nonostante i lavori eseguiti dall'amministrazione comunale lo scorso anno il problema non solo non è stato risolto ma addirittura si è aggravato. Alcuni mesi fa, durante un'assemblea pubblica, il sindaco e la giunta di Serravalle si sono impegnati a risolvere il problema. 

In questa occasione torno a dire che bisogna fare presto. O si trovano velocemente quelle soluzioni idonee a recuperare il campo sportivo, per esempio con un pozzo per l'irrigazione in modo da poter seminare un manto erboso, oppure si prende atto che l'impianto non può più rispondere alle esigenze per le quali è stato creato moltissimi anni fa e si procede alla chiusura. Non esistono altre vie, che servono solo a rinviare il problema, nella speranza che una soluzione possa presentarsi magicamente.

Federico Gorbi
Capogruppo "Serravalle Popolari e Riformisti"