martedì 29 novembre 2011

UDC PROTAGONISTA

Questa è la sintesi del mio intervento in occasione del Congresso provinciale dell'Udc di Pistoia, tenutosi a Quarrata il 26 novembre 2011.

Oggi inizierò raccontando una storiella Zen.

C'era una volta una gara... di rane...
L'obiettivo era arrivare in cima a una grande torre.
Si radunò molta gente per vedere e fare il tifo per loro.
Cominciò la gara.
In realtà, la gente non credeva possibile che le rane raggiungessero la cima, e tutto quello che si ascoltava erano frasi tipo: "Che pena !!! Non ce la faranno mai!".
Le rane cominciarono a desistere, tranne una che continuava a cercare di raggiungere la cima.
La gente continuava : "... Che pena !!! Non ce la faranno mai!...".
Le rane si stavano dando per vinte tranne la solita rana testarda che continuava ad insistere.Alla fine, tutti desistettero tranne quella che, sola e con grande sforzo, raggiunse alla fine la cima.
Gli altri volevano sapere come avesse fatto, così una delle altre rane si avvicinò per chiederle spiegazioni e scoprirono che... ERA SORDA!

La morale è molto semplice: sii sempre sordo quando qualcuno ti dice che non puoi realizzare i tuoi sogni.

E oggi sono felice, perché l’Udc, Pier Ferdinando Casini, tutti noi siamo rimasti sordi di fronte a chi ci diceva, appena tre anni fa, che saremmo spariti, che dovevamo scegliere se stare con Berlusconi o con Veltroni, che non avremmo avuto nemmeno un rappresentante in Parlamento o nelle amministrazioni locali. I fatti ci hanno dato ragione, abbiamo scalato la nostra torre, abbiamo realizzato il nostro sogno, abbiamo visto crollare un sistema bipolare che abbiamo sempre denunciato essere falso, litigioso ed inconcludente.

La Seconda Repubblica oggi è al tramonto con il drammatico risultato che non ha trovato soluzione a nessuno dei problemi costituzionali, politici, economici che bloccano da decenni il Paese. Dopo quasi venti anni siamo ancora un Paese che ha bisogno di essere innovato e che deve affrontare una drammatica crisi economica e finanziaria.

Molti, anche io, avevano creduto che il berlusconismo fosse la via per una rivoluzione liberale modernizzatrice del nostro Paese, grazie alla quale avrebbero dovuto prevalere il merito, l’impegno, l’ingegno. Quel mito, nel tempo, si è trasformato in un ulteriore freno allo sviluppo del nostro Paese. Oggi però possiamo affermare che questa fase politica, nel bene e nel male, è affidata al giudizio degli storici e non più alle pagine dell’attualità.

L’Unione di Centro, da tempo, aveva indicato la strada per salvare l’Italia: l’avvio di una nuova stagione politica contrassegnata dall’unità e dalla responsabilità nazionale per affrontare i difficilissimi compiti che ci attendono.

Nessuna delle coalizioni bipolari sarebbe in grado di affrontare da sola l’insieme delle misure necessarie per risolvere la crisi economica, rilanciando la produzione ed i consumi, e, contemporaneamente, per ridurre il debito, con significativi interventi di modifica al nostro sistema previdenziale e al nostro sistema fiscale, in modo particolare per quanto riguarda il lavoro.

La mia non vuole essere un’autocelebrazione dell’Udc, ma è necessario ribadire, con forza e con orgoglio, che avevamo visto bene e molto prima degli altri: questo deve darci lo stimolo a proseguire su questa strada, con un sostegno convinto al nuovo Governo che avrà il compito di riformare il sistema Italia ma che rappresenta anche un periodo di tregua che potrà pacificare finalmente la politica e il Paese.

Non voglio qui ribadire ancora una volta quali sono i principi fondamentali del nostro credo politico. Nella “Carta dei Valori”, predisposta dal nostro Consiglio nazionale, sono concentrati tutti i nostri valori, tutte le nostre convinzioni più intime, tutti i nostri sentimenti più veri.

Voglio parlare piuttosto di quali metodi, quali forme e quali sistemi vogliamo mettere in atto, almeno nel nostro piccolo della Provincia di Pistoia, perché il nostro credo sia sempre più diffuso e sempre più patrimonio comune.
Ci attendono sfide importanti: in primavera più della metà degli elettori della nostra Provincia saranno chiamati al voto per il rinnovo del Comune capoluogo e delle amministrazioni di Quarrata, Serravalle Pistoiese, San Marcello e Marliana.

Tutto questo per noi deve essere di stimolo perché riteniamo che la nostra Provincia, per posizione geografica, per rilevanza economica, per ricchezza delle risorse che provengono dalla società possa e debba essere sempre più centrale nello sviluppo complessivo della Toscana. Sul fronte delle realizzazioni concrete la Giunta della nostra Regione appare davvero poca cosa. Il Presidente Rossi sta infarcendo la legislazione regionale di tutta una serie di costrizioni burocratiche, lacci e laccioli che sono ispirati dalla volontà di limitare la potestà delle autonomie comunali a favore di un neocentralismo regionale.

Per quanto riguarda le misure per una politica a favore dello sviluppo economico e l’ammodernamento delle infrastrutture, la regione Toscana dimostra tutti i propri limiti. Per troppo tempo si è fatto finta di non capire che la crisi delle aziende toscane non è di tipo congiunturale ma ha carattere strutturale, legato alle dimensioni e alle caratteristiche familiari delle imprese; per troppo tempo si è pensato che “piccolo è bello” e che bastasse il paesaggio e le opere d’arte che i nostri avi ci hanno lasciato per sostenere la crescita.

Le strade, le ferrovie e gli aeroporti Toscani sono da decenni arretrati e non più in linea con le zone più industrializzate e moderne del Paese. Ma di questo immobilismo regionale, non si può incolpare solo la sinistra perché occorre ricordare che i maggiori alleati, prima di Martini e adesso di Rossi, sono stati Denis Verdini e il suo Pdl.

La particolare difficoltà nel costruire una seria ipotesi di alternativa alla sinistra sta tutta nella connivenza politica del centro-destra che ha sviluppato una opposizione di facciata condividendo con il Pd tutta una serie di decisioni che hanno distrutto ogni concreta ipotesi di alternanza di governo, riconsegnando di fatto al centro-sinistra quasi tutti i comuni, piccoli e grandi, che negli anni erano stati conquistati dall’area moderata, anche con il determinante apporto dell’ Udc.

La legge elettorale nazionale, ormai disprezzata dalla maggior parte dei cittadini italiani, ha la primogenitura in Toscana e gli ideatori di una tale nefandezza hanno un nome e un cognome sia a destra che a sinistra.

L’obiettivo primario anche in Toscana è sicuramente quello di costruire un’area moderata tendente a superare questo bipolarismo forzoso. Rimane da valutare, in chiave amministrativa, la realtà dei comuni sotto i 15.000 abitanti dove si vota con il sistema maggioritario a turno unico.

In questi ambiti, le alleanze dovranno essere valutate in base alla credibilità e qualità dei candidati e dei programmi. Non va comunque sottovalutato il fatto che la concreta possibilità di alternanza al governo dei territori rappresenta, in un sistema democratico, un valore in sé.

Pur rispettando i deliberati nazionali del partito e condividendo la cornice nazionale di valori e di alleanze, va sottolineato tuttavia che il senso di responsabilità ci impone di guardare alle specificità comunali e provinciali con attenzione.

Esistono infatti realtà dove si possono sviluppare ragionamenti importanti con le forze dei governi locali, dando un contributo fattivo in un momento particolarmente difficile, guardando con attenzione anche e soprattutto a quelle esperienze civiche che spesso sanno rivitalizzare il confronto politico locale, purché non siano basate su personalismi ma siano invece fondate su approfondite analisi politiche ed amministrative.

La scelta di costruire il terzo polo anche in Toscana, deve vedere il nostro partito come protagonista e motore di una aggregazione ampia e articolata capace di dialogare senza pregiudizio caso per caso, tema per tema con chi, nelle varie realtà, amministra la cosa pubblica. L’inconsistenza del centro-destra e la sua connivenza con la sinistra non può e non deve snaturare la vocazione moderata dell’Udc che non può, diventare appendice del Pdl, né tentare di scavalcarlo a destra inseguendo pregiudizi e vizi del secolo scorso.

[...]

E per quanto riguarda la nostra realtà di Pistoia propongo un percorso che prevede alcuni obiettivi chiari:

  • il partito territoriale;
  • il partito aperto;
  • il partito dei giovani;
  • il partito delle regole;
  • il partito della coerenza politica.

1 - Il partito territoriale nasce dall’esigenza che l’azione politica dell’Udc parta dai riferimenti sul territorio. Ciò significa accettare il fatto che i problemi di una località o di una zona possono essere affrontati in modo propositivo solo attraverso l’impegno di coloro che con quei problemi si confrontano quotidianamente.

Ecco quindi la necessità di proseguire con il consolidamento delle nostre realtà comunali che non significa rispondere all’esigenza strumentale di apporre bandierine su una carta geografica, ma esprime e manifesta la volontà di costituire reali punti di incontro e di confronto sui problemi del territorio e di coinvolgimento diretto delle persone su temi politici generali.

Ritengo indispensabile sviluppare, con il supporto dei nostri eletti, la costituzione di dipartimenti tematici, concreti strumenti di proposta e di coinvolgimento. Penso a dipartimenti per le politiche ambientali, per la gestione delle acque, per la sanità e le politiche sociali, per gli enti locali, per la cultura, per le attività produttive.

2 - Il partito aperto deve diventare il nostro fiore all’occhiello.

Non vogliamo, non possiamo e non dobbiamo mai diventare un partito che si accontenta dei risultati raggiunti, né tanto meno un partito che si arrocca nella difesa di piccoli orticelli elettorali.

Il partito aperto ha la consapevolezza che solo l’allargamento del numero e della qualità degli amici impegnati ci può far crescere. Quindi un partito dove non ci sono sovrapposizioni di incarichi e dove la presenza e l’impegno di amici non iscritti è gradita, ricercata e incentivata, sia nei coordinamenti territoriali, che nei dipartimenti e nella formazione delle liste elettorali.

La stessa proposta di composizione del Comitato provinciale ha risposto principalmente a due criteri: la rappresentanza territoriale e la disponibilità all’impegno. Gli amici che non faranno parte del Comitato ma che sono comunque pronti a lavorare per il partito troveranno le porte spalancate e senz’altro otterranno lo spazio per mettere a disposizione le loro competenze all’interno della nostra struttura organizzativa. Quanto al partito aperto voglio però essere chiaro su una questione: bisognerà distinguere bene ed agire secondo giustizia.

Intendo dire che chi ha percorso strade diverse dalle nostre in questi anni, magari nel Pdl, sarà il benvenuto se vorrà avvicinarsi al nostro partito, ma dovrà contribuire, secondo la propria disponibilità e le proprie capacità, senza per questo pretendere riconoscimenti di meriti acquisiti altrove. Gli iscritti all’Udc sanno che questi anni sono stati davvero duri ed è doveroso che un partito riconosca il merito di chi, pur nelle difficoltà, ha saputo rimanere coerente con se stesso, magari rinunciando a facili candidature.

3 - Il partito dei giovani vuole essere una sfida. Per diversi anni i giovani ci sono stati lontani. Oggi dobbiamo registrare a tutti i livelli una nuova primavera per il nostro movimento giovanile.

Anche a Pistoia vogliamo credere ed investire in questo progetto, non solo per parlare ai giovani ma per dialogare con i giovani dei loro mondi, delle loro realtà, dei loro sogni. Speriamo e vogliamo che essi diventino protagonisti della vita politica del nostro partito, non per una mera questione di immagine giovanilistica della nostra organizzazione ma perché vorremmo respirare quella freschezza, quella spontaneità, quella sfrontatezza che solo loro possono darci.

4 - Il partito delle regole è garanzia della democraticità interna, del rispetto dei ruoli, della chiarezza, della trasparenza, dell’ottemperanza dei termini e delle scadenze previste dai regolamenti e dallo statuto, del controllo degli iscritti sull’operato degli organismi eletti ai diversi livelli. È la garanzia che il confronto di idee può svilupparsi nella massima libertà e nel rispetto di tutte le posizioni che possono e devono essere diverse, ma devono anche ritrovarsi in una sintesi finale che rappresenta la linea del partito.

5 - Il partito della coerenza

Siamo convinti che l’unica risposta della politica alla così detta antipolitica, di cui tanto si parla in questi giorni, sia la produzione di una buona politica, soprattutto efficace nelle scelte di governo e quindi nelle ricadute sul territorio e sulla popolazione.

Siamo convinti che i partiti siano l’unico strumento in grado di garantire un corretto esercizio della democrazia e quindi non abbiamo alcuna remora ad affermare, con forza e convinzione, che il ruolo dei partiti resta fondamentale per la crescita della nostra società e della nostra democrazia.

Siamo convinti che l’attuale sistema politico debba essere profondamente modificato, perché le riforme sbagliate, che hanno segnato il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica, hanno prodotto un sistema che impedisce di governare con efficacia.

Siamo convinti che una revisione della legge elettorale, nazionale e regionale, per ridare ai cittadini la capacità di scegliere, attraverso l’espressione della preferenza, i propri rappresentanti e per permettere la costituzione di alleanze politiche omogenee in grado di governare con efficacia, sia ormai una vera e propria necessità, un’emergenza politica che deve essere affrontata dall’Udc ad ogni livello e con tutte le energie.

Guardiamo con attenzione ai malumori che stanno caratterizzando la società italiana e che il più delle volte si configurano in pesanti critiche alla politica in senso lato e ai partiti in particolare, in nome di una battaglia contro i privilegi ed i costi dell’attuale sistema politico-istituzionale.

È doveroso da parte nostra attribuire il giusto rispetto alle istanze di una società che si muove, si agita e si indigna, ma dobbiamo anche assumerci la responsabilità di dare risposte, di trovare soluzioni, di indicare una strada.

La buona politica è data dai nostri comportamenti, dall’immagine di serietà che riusciamo a trasmettere agli elettori, ma è data anche dai fatti concreti e da solide proposte di governo che siamo in grado di produrre a qualsiasi livello.

A conclusione di questa mia relazione desidero ringraziare tutti coloro che hanno collaborato alla organizzazione di questo Congresso, a chi lo presiede, a chi in questi mesi mi ha sostenuto nel lavoro di Coordinatore, ad Alessandra che mi ha affiancato, come Presidente, e mi ha preparato la strada, ancor prima, come Segretaria provinciale.

A tutti, davvero a tutti, anche e soprattutto a coloro con i quali ci sono stati confronti serrati, e talvolta duri, il mio sincero grazie.

Una pagina della nostra storia di partito oggi si chiude ma da domattina, sono convinto, ripartiremo con ancora più entusiasmo per costruire un Udc ancora più forte.

sabato 19 novembre 2011

CONGRESSO PROVINCIALE

Sabato 26 alle 9,30 presso il Polo Tecnologico di Quarrata si terrà il Congresso Provinciale dell'Udc di Pistoia.

Ci prepariamo a questo importante avvenimento con la forte convinzione che stia finalmente arrivando per tutti noi il momento di raccogliere i frutti del duro lavoro di questi tre anni di battaglie e sacrifici.

La politica italiana, costruita attorno a un bipolarismo che si è rivelato incompiuto e fallimentare, ha dato un pessimo spettacolo di sé.
Lo ha fatto nel momento peggiore, mentre una drammatica crisi economica ha attraversato i mercati internazionali e si è abbattuta su larghe fasce della popolazione italiana, colpendo in particolare le famiglie, le imprese, i lavoratori, i giovani.
Di fronte all’emergenza del Paese, l’Udc non ha mai perso la bussola.
Molti avevano scommesso sul nostro tracollo politico.
Quelle stesse persone oggi ci corteggiano e guardano con attenzione al nostro percorso.
Molti altri, che la pensano da sempre come noi, sono delusi da questo bipolarismo e cercano una nuova via politica: parlano il nostro stesso linguaggio, sposano l’analisi che facemmo ormai tre anni fa.
Molti altri ancora, da ogni parte della società italiana, urlano tutto il loro disagio e sentono la necessità di impegnarsi in prima persona in politica, di essere artefici del cambiamento.
Oggi l’Udc ha il dovere e insieme l’irripetibile opportunità di rispondere a tutte queste richieste.
Ma per farlo, dovrà dimostrare di essere davvero diventata grande.
Saremo protagonisti di questo momento storico e politico solo se saremo in grado di metterci in discussione, crescere, rinnovarci, aprirci all’esterno.

Il Congresso, quindi, non può e non deve limitarsi alla sola conta dei voti, né alla riaffermazione di rendite di posizione.
Deve piuttosto essere un’occasione per un dibattito elevato, ricco di idee e di spunti utili al nostro progetto politico.
E soprattutto, dovrà essere il momento dell’apertura e del rinnovamento della classe dirigente.


domenica 13 novembre 2011

VIVA LA COSTITUZIONE

Berlusconi è caduto.
Non lo rimpiangerò, al pari di molti italiani.
Tuttavia è d'obbligo riflettere su alcune cose.

La prima: come mai accaduto prima, il Governo del nostro Paese è stato mandato a casa non ad opera della politica nè per mano della magistratura ma le dimissioni sono state causate dai mercati finanziari.
Nessuno avrebbe mai potuto immaginare questa fine per Berlusconi e i suoi.
Il Cavaliere, il maggiore interprete politico italiano del liberismo e del mercatismo, l'imprenditore di successo, uno degli uomini più ricchi del mondo, cacciato proprio da quel mondo di cui è figlio.
Certo, si dirà, la situazione è straordinaria, il momento è grave, l'Italia è sull'orlo del fallimento, ma mai più dovremo consentire, come italiani, che un legittimo Governo politico venga scelto o scartato da chi governa il mondo della finanza, cioè da chi non si è mai sottoposto al giudizio democratico del voto.

La seconda considerazione riguarda invece la nostra Costituzione.
Per anni abbiamo sentito schiere di politici e di intellettuali inneggiare alla sacralità della nostra Carta costituzionale.
Qualcuno era persino arrivato a dire che era la migliore del mondo.

Come tutte le cose scritte dall'uomo, ritengo che non sia assolutamente sacra, ed anzi penso che in molti punti debba essere ripensata.

Tuttavia fin che c'è è giusto rispettarla.

Ma allora perchè nessuno tra coloro che l'hanno sempre strenuamente difesa, negli ultimi tempi, ha avuto il coraggio di dire che il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha mancato di rispetto al ruolo al quale è stato chiamato, facendo politica partitica attiva, venendo meno quindi al ruolo di garante di fronte ai vari gruppi parlamentari?

E perchè nessuno ha protestato negli ultimi giorni per l'incredibile prevaricazione che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha messo in atto, andando ben oltre le proprie prerogative costituzionali?

L'obiettivo, in entrambi i casi, lo so, era quello di far fuori Berlusconi, che era sicuramente quanto di più lontano dalla nostra Costituzione.
Va bene.

Però, per "salvare" l'Italia, molti sono andati oltre le regole.
Se il fine giustifica i mezzi, possiamo accettare quanto è avvenuto.

Ma che sia l'ultima volta.