venerdì 30 luglio 2010

BERLUSCONI CACCIA FINI


Il Pdl non c'è più. O almeno, non c'è più per come lo abbiamo conosciuto finora. E' durato meno di un'ora l'ufficio di presidenza per decidere l'isolamento e, di fatto, l'espulsione dei dissidenti. Le parole pronunciate da Silvio Berlusconi non lasciano spazio a equivoci: "Facciano pure i gruppi autonomi tanto sono fuori". Non solo. Dal Cavaliere arriva un attacco durissimo alla terza carica dello Stato: "Allo stato viene meno la fiducia nei confronti del ruolo di garanzia del presidente della Camera indicato dalla maggioranza uscita vittoriosa dalle elezioni". E alla domanda se il cofondatore debba lasciare il suo incarico il capo del governo risponde: "Riteniamo che siano i membri del Parlamento a dover assumere un'iniziativa al riguardo". La replica dell'ex leader di An sul punto è secca: "La presidenza della Camera non è nelle disponibilità del presidente del Consiglio..."

Commentando il testo uscito dall'ufficio di presidenza, nel quale si dice che "le posizioni dell'onorevole Fini sono assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del Popolo della Libertà", Berlusconi ostenta sicurezza: "Non c'è problema per il governo, la maggioranza non è a rischio e i nostri elettori non tollerano più che nei confronti del governo ci sia un atteggiamento di opposizione permanente. Non sono più disposto ad accettare il dissenso, un vero partito nel partito. Vogliono fare il gruppo? Facciano quello che vogliono, tanto sono fuori".
(Repubblica.it)
Breve commento.
Sarebbe sin troppo facile dire ora "noi l'avevamo detto!".
Certo è che quanto avvenuto è l'ennesima riprova che questo bipolarismo, rissoso ed inconcludente, ha totalmente fallito.
Quanto dovremo ancora aspettare per passare ad una nuova fase nella quale torni protagonista la Politica?

mercoledì 28 luglio 2010

UNA BANCA VALE PIU' DEGLI ELETTORI?

Non è facile capire la logica che ha spinto Denis Verdini a dimettersi da presidente della Banca del Credito Cooperativo Fiorentino, e a non lasciare la carica di coordinatore del Pdl. È come se si sentisse più responsabile nei confronti degli azionisti che degli elettori; o comunque ritenesse i primi più severi e temibili dei secondi. Ma la sua scelta non può non lasciare interdetti.

Se ritiene che la magistratura lo abbia indagato ingiustamente, è comprensibile la resistenza alle richieste dell’opposizione e della minoranza di Fini.
Nel momento però in cui getta la spugna come banchiere, non si comprende perché ritenga di poterla tenere in mano da dirigente politico. Si tratta di un cortocircuito fra sfera pubblica e privata che finisce per privilegiare la seconda; e per offrire agli elettori del centrodestra un’immagine sghemba di un loro rappresentante. Non si tratta di accreditare un suo coinvolgimento nei fatti dei quali viene sospettato; né di assecondare sentenze preventive; né, ancora, di sottovalutare gli aspetti strumentali degli attacchi di cui è destinatario: sono anche pezzi della faida nel Pdl in atto da mesi. Ma nello stesso tempo è difficile liquidare la questione sostenendo semplicemente di credere a Verdini, alle sue assicurazioni di non avere commesso nulla di illegale.

Questa tesi, esposta ieri ad esempio dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa per puntellare il «no» alle dimissioni dall’incarico nel Pdl, è un segno di amicizia e di solidarietà fra coordinatori. Eppure rischia di apparire anche la dimostrazione di un’incomprensione, e di una involontaria mancanza di rispetto per l’elettorato: soprattutto dopo la decisione di Verdini di lasciare la banca per motivi di opportunità. A questo punto, la stessa preoccupazione dovrebbe suggerire un passo indietro dal vertice del partito.

Certo non è facile, in un momento in cui la rissa fra berlusconiani e finiani ha imboccato un tornante pericoloso e probabilmente senza ritorno. L’esigenza di tenere unite le forze nel conflitto dentro il Pdl fa apparire anche la scelta più ragionevole come un gesto di debolezza, di cedimento alle ragioni nemiche. Il risultato è un irrigidimento, quasi un arroccamento su posizioni che a prima vista sono obbligate; ma alla lunga potrebbero rivelarsi imprudenti.

Anche perché in politica le contraddizioni hanno un prezzo. E più a lungo vengono eluse, più si prendono una rivincita rapidissima nelle sue conseguenze. Un elettore non chiede o suggerisce, come un consiglio di amministrazione, di uscire di scena in attesa magari di tempi migliori. È più indifeso, e forse disposto a dare credito alla persona ed allo schieramento che ha votato e contribuito a portare in Parlamento. Proprio per questo merita una considerazione se non superiore, uguale a quella verso una banca.

Massimo Franco
27 luglio 2010
Corriere.it

sabato 24 luglio 2010

Da PistoiaAmbiente e giunta del Comune di Serravalle atteggiamento poco trasparente fatto di omissioni e bugie

Le vicende giudiziarie che coinvolgono la discarica di Fosso del Cassero e il direttore tecnico, ing. Stefano Somigli, non possono che generare forti preoccupazioni in quei cittadini che, come me, hanno da sempre combattuto prima contro la realizzazione dell'impianto e poi per un rigoroso controllo delle attività di smaltimento.
Non voglio esprimere giudizi che spettano alla magistratura la quale, certamente, farà luce sulla vicenda e sulle responsabilità.

Tuttavia è bene sottolineare che non solo l'ing. Somigli ma l'intera struttura societaria della PistoiAmbiente ed anche la Giunta del Comune di Serravalle Pistoiese hanno avuto un atteggiamento poco trasparente fatto di omissioni e di bugie.
E' necessario ripercorrere l'intera storia, partita nell’ottobre del 2008 con il sequestro di un camion di rifiuti da parte dei Carabinieri del Noe.
Il Comitato di controllo della discarica del Cassero è venuto a conoscenza di questa vicenda solo il 4 maggio del 2010, dopo oltre un anno e grazie alla notizia diffusa dalla stampa locale, poiché né PistoiAmbiente né la Giunta comunale, che pure era aggiornata su quanto accaduto, hanno mai ritenuto di dover informare il Comitato che, ricordo, è eletto dai cittadini residenti nei pressi della discarica per mettere in atto tutte quelle azioni necessarie al controllo delle attività che si svolgono nell’impianto.

La cosa è apparsa subito molto grave a tutti i componenti del Comitato, tanto che, in una successiva riunione del giorno 11 maggio 2010, alla presenza del Sindaco, Renzo Mochi, e del Vice-Sindaco, Patrizio Mungai, venivano chieste giustificazioni per la grave omissione a PistoiAmbiente, rappresentata dal Presidente uscente Roberto Talini, dal neo-Presidente Alfio Fedi e dall’ing. Stefano Somigli.

Come era facile aspettarsi in quell’occasione tutti i rappresentanti della società che gestisce l’impianto del Cassero furono pronti a garantire la massima trasparenza.
Peccato che, stando ai fatti, già in quel momento venivano nascoste alcune verità importanti.
Alla richiesta di notizie sul sequestro, Roberto Talini, come risulta dal verbale della riunione, assicurava che il rapporto con la Progest, la società finita nel mirino dei Carabinieri, era iniziato a metà aprile 2008 ed era durato fino a metà ottobre 2008, cioè fino al sequestro del mezzo, e da allora, per prudenza, era stato interrotto qualunque conferimento di rifiuti provenienti dalla società campana. I rifiuti conferiti in tutto nella discarica del Cassero, a detta di Talini e di Somigli, erano di circa 1.000 tonnellate.

Solo dopo l’arresto dell’ing. Somigli e il sequestro dell’intero impianto, il Comitato ha appreso che i conferimenti di rifiuti provenienti dalla Progest erano proseguiti, dopo una brevissima interruzione, anche nel 2009 e nel 2010, per un totale di oltre 4.000 tonnellate, così come abbiamo potuto apprendere dal Vice-Sindaco Patrizio Mungai nella riunione del Comitato del 13 luglio 2010.

Ribadendo quindi che la Magistratura saprà valutare le responsabilità penali, emerge evidente l’intenzione da parte della proprietà della discarica del Cassero di omettere e nascondere quanto stava avvenendo proprio al Comitato di controllo che dovrebbe tutelare e garantire i cittadini più esposti ai pericoli dell’impianto di smaltimento.
La cosa ancora più inquietante è che la Giunta comunale, in particolare il Vice-Sindaco Mungai, è sembrata essere sempre molto più informata del Comitato, senza però che abbia mai sentito il bisogno di un dialogo serio con quest’ultimo.

E’ pertanto necessario ripensare alla reale utilità di un Comitato che, evidentemente, non ha alcun mezzo per controllare le attività della PistoiAmbiente ed anzi rischia di essere solo un paravento di fronte ai cittadini che non hanno alcuna garanzia reale che tutto si svolga regolarmente e con le massime tutele per la salute propria e dei propri figli.


Federico Gorbi
Componente del Comitato di Controllo
della Discarica di Fosso del Cassero